Per ora, più che tritare quattro foglioline per volta di prezzemolo o staccarne qualcuna dal basilico per l’insalata, non ho fatto, ma giorno per giorno osservo le mie piantine crescere, farsi spazio, allargarsi, quasi soffocare nei loro ditali di terra o nei vasi ormai troppo piccoli. Persino il ciclamino, che aveva perso tutte le foglie, sta dando alla luce una strana creatura dentata da cui spuntano nuove tenere foglioline che si aprono in direzione del sole come il palmo di una mano. Inquietante.
Come, del resto, mi impressiona come il primissimo embrione di piantina che emerge dalla terra abbia appiccicato sopra il guscio del seme aperto, come un cappellino, o come un uovo spaccato. Ecco, un seme è come un uovo. Racchiude la vita in potenza, è una creatura in divenire.
Se un giorno dalla terra spuntasse un pulcino con la pelle trasparente e gli occhi chiusi, neri e tondi, con in testa una capocchietta, non esiterei a innaffiarlo. Come per alcune piantine troppo delicate ho l’istinto a covarle.
Sto impazzendo? No, solo faccio saltelli con la fantasia.
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